La neve e il gelo la fanno da padrone un po’ in tutta la penisola in questi giorni, tanto da aver indotto i media a parlare di freddo siberiano. Le temperature sono da record e la neve ha imbiancato persino il colosseo. Forse per questo motivo, nei giorni scorsi, si è guardato con maggiore interesse del solito agli ultimi tre giorni di gennaio, tradizionalmente ritenuti i più freddi dell’anno e noti come i giorni della merla.
Ma sapete a cosa devono questo nome? Vi racconto una storia, che potrà tornarvi molto utile nel caso i vostri pargoli riescano a fare capolino dagli strati di sciarpe che di sicuro gli avete messe indosso e vi chiedano: “Mamma! Perchè i giorni della merla si chiamano così?”
Narra la leggenda che una merla dalle piume bianche stesse un po’ antipatica al mese di gennaio, che, dispettoso com’era, aspettava che il povero uccellino lasciasse il nido per investirlo con le sue gelate. La storia si ripeteva incessantemente anno dopo anno e la merla, stanca di questa situazione, un inverno decise di fare provviste sufficienti per un mese e restarsene nella propria tana finchè il suo arcinemico, che allora aveva solo 28 giorni, non avesse ceduto il posto al mese di febbraio.
Così fece, e l’ultimo giorno del mese, convinta di aver gabbato gennaio, uscì allo scoperto cinguettando a squarciagola. Gennaio però si infuriò moltissimo e, chiesti tre giorni in prestito al suo successore, scatenò, pioggia, vento gelido e tempeste di neve. La povera merla riparò allora nel comignolo di un camino e lì rimase nascosta fin quando il pericolo non fu realmente scampato.
Il suo candido piumaggio però si era completamente annerito e così restò per sempre. Gennaio, da parte sua, non restituì mai i tre giorni avuti in prestito da febbraio e da allora i suoi ultimi tre giorni vengono ricordati come i giorni della merla.