Pidocchi o forfora? Riconoscerli e trattarli

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Avere i pidocchi non è solo un fastidio, ma è anche causa di dispetti e canzonature da parte dei compagni di scuola.

Nelle classi scoppiano spesso allarmi di questo tipo e le mamme sono così costrette ad informarsi sulla veridicità delle affermazioni dei figli, chiedendo agli insegnanti e al personale scolastico. Quando poi i pidocchi vengono accertati, esse devono ricorrere a shampoo e prodotti mirati per risolvere il problema.

E’ bene sapere però che i pidocchi, sebbene così temuti, non sono pericolosi e soprattutto non sono sinonimo di scarsa igiene. C’è di più: molti di quelli che di solito vengono classificati come pidocchi non lo sono.

Quindi, come riconoscerli?

L’Università di Harvard ha condotto uno studio su 600 bambini sospettati di pidocchi: per più di 400 casi si trattava di un falso allarme, forfora, pelle secca, residui mal lavati di prodotti per capelli.

Il pidocchio si manifesta con la presenza di uova che restano fortemente attaccate al cuoio capelluto e questo è il segnale più importante, perché il bambino potrebbe avere la pediculosi con uova non attive e quindi andare incontro a cure molto aggressive senza ragione.

La pediculosi con uova non attive si riconosce con piccoli pezzi bianchi che si trovano sulla lunghezza del capello e per questi non è necessario trattare il cuoio con i prodotti contro i pidocchi.

Solitamente usare un pettine con spazi di 0.3 mm è molto utile ad intercettarli ed eliminarli.

Se poi ci si rende conto che sono presenti  pidocchi attivi, allora a quel punto non si può sfuggire dal prodotto adatto, ma va ricordato che, dato che i pidocchi non si trasmettono se non per contatto, bisogna disinfettare lenzuola, cuscini, cappelli, sciarpe e cappucci a 90° ed evitare inoltre che i bambini si scambino questi indumenti.

Tutto ciò che non può essere trattato ad alte temperature deve essere chiuso in un sacchetto di plastica per circa due settimane, per far in modo che muoiano i tanto temuti animaletti.

 

 

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