Appena ieri vi abbiamo parlato dei provvedimenti dell’Antitrust nei confronti di sei società di crioconservazione “accusate” di diffondere pubblicità potenzialmente ingannevole circa la conservazione autologa delle cellule staminali del cordone ombelicale. Oggi torniamo sull’argomento per esporvi, molto sinteticamente, cosa si intende per conservazione autologa e per fare il punto sulla normativa italiana in materia di donazione e conservazione delle cellule staminali cordonali.
Cominciamo col dire che la conservazione autologa consiste nello stoccaggio del sangue prelevato dal cordone ombelicale per uso riservato al donatore o ad un suo consanguineo. I genitori che ricorrorono a questa pratica, cioè, scelgono di conservare il cordone del nascituro nel caso questi, o un suo parente stretto, abbia bisogno, in futuro, di terapie che prevedono l’utilizzo di cellule staminali cordonali.
La conservazione del sangue del cordone ombelicale per uso autologo non è consentita in Italia, fatta eccezione per i casi in cui tra i consanguinei del bambino che sta per nascere è presente una malattia per la cura della quale si può fare ricorso alle terapie che prevedono l’uso delle suddette cellule.
E’ questa la cosiddetta donazione dedicata, che prevede la conservazione gratuita delle cellule cordonali presso strutture ubicate in territorio italiano. Nei casi in cui non ci sono le condizioni per il ricorso alla donazione dedicata, i genitori possono rivolgersi, sostenendo un costo pari a diverse migliaia di euro, a banche straniere per l’esportazione e la conservazione delle staminali cordonali all’estero.
Il Ministero della Salute però sembra non avallare tale scelta e questo per diversi motivi, primo fra tutti il fatto che, attualmente, non esistono prove scientifiche che attestino con assoluta certezza l’utilità di ricorrere a questa pratica; nel 40 per cento dei casi, inoltre, la quantità di sangue prelevata dal cordone è davvero esigua e, di conseguenza, è scarso il numero di cellule eventualmente utilizzabili in caso di necessità futura:
La conservazione, ad esclusivo uso autologo in assenza di evidenti motivazioni cliniche, è effettuabile soltanto presso banche estere e risponde, nella maggioranza dei casi, ad un desiderio della neo mamma di regalare una sorta di “assicurazione biologica”, fondata solo su criteri affettivi e non scientifici, nei confronti del nascituro. Sul versante delle statistiche, si riporta un dato interessante relativo all’utilizzo futuro delle cellule conservate: solo in un caso su 30.000 si utilizzeranno nel corso della vita le proprie staminali.
Gli unici casi in cui attualmente è previsto l’impiego di cellule staminali cordonali a fini terapeutici, avverte ancora il Ministero, sono le malattie ematologiche (le varie forme di leucemia) ed immunologiche sia in bambini che in adulti e in ogni caso, la conservazione del sangue del cordone ombelicale non è sempre possibile poichè esistono alcuni fattori che controindicano il ricorso a questa prassi:
- Gestazione inferiore alle 37 settimane
- Stato febbrile della madre al momento del parto
- Malformazioni congenite del neonato
- Stress fetale
- Malattie batteriche o virali contratte durante la gravidanza
- Positività dei genitori a virus trasmissibili con il sangue
[Fonte]
Un bell’articolo, sintetico ma spiegato molto bene. Serve ad avere le idee più chiare. In rete ci sono molte risorse che spiegano tante cose sulle cellule staminali e la conservazione del cordone ombelicale. Io ho trovato tante info qui http://cellulestaminalicordoneombelicale.it/ Spero possa essere utile anche ad altri! baci
E’ importante capire bene! Anche io come Sabrina sto prendendo informazioni, procerò sicuramente a visitare il sito che ha consigliato http://cellulestaminalicordoneombelicale.it
Qualcuno conosce altre fonti di informazione interessanti?