Una ricerca condotta dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), con sede ad Atlanta negli Usa, ha rilevato che una donna bianca su 98 nel ha partorito a casa, contro una su 357 tra le afro-americane e una su 500 tra le donne ispaniche. Generalmente un parto ogni 143 è avvenuto a casa. I dati si riferiscono al 2008. rispetto all’ultimo censimenti, effettuato nel 2004, il trend è aumentato del 20%.
Il fatto che è stato un organismo che si occupa anche di monitorare i rischi dovuti alle infezioni, la dice lunga sull’opportunità del parto domestico, che se da un lato può sembrare l’ambiente ideale dall’altro lato è potenzialmente rischioso in caso di complicanze che richiedono interventi particolari.
Marian Mc Dorman dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, ricordando che la maggior parte dei medici sono fermamente contraria far nascere i figli tra le mura domestiche, ha dichiarato:
Si sta sviluppando una cultura del parto naturale soprattutto tra le donne bianche e soprattutto in specifiche aree geografiche del Paese.
li Stati federali americani con il più alto numero di parti domestici sono il Montana, Vermont, Oregon ed Alaska, tutte aree montane isolate.
Ma quali sono i rischi legati a un parto domestico? Benchè molte pubblicazioni da parte della comunità scientifica indicano che partorire in casa non comportano più rischi rispetto a quelli di ricovero, l’opinione generale è che questa non sia un evidenza scientifica, anzi una pratica pericolosa.
E’ vero che il rischio d’infezioni in ambito ospedaliero è molto alto, maggiore che in casa, ma non si considera che nel momento del travaglio, anche il parto ritenuto più sicuro può venire incontro a complicanze inattese. Come ad esempio il distacco intempestivo precoce della placenta. E’ bene comunque, per chi decidesse di partorire in casa, far attendere un ambulanza nel caso ci sia un bissogno urgente di correre in ospedale (si dovrà dunque considerare anche il tempo del tragitto).
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