Tumore al seno: mettere le ovaie a riposo durante la chemio permette di conservare la fertilità

Scoprire di avere un tumore al seno e desiderare tanto un bambino. Purtroppo è davvero una brutta sorpresa. Molte donne, a causa di questa malattia, rinunciano ad avere figli perché la chemio è molto pericolosa per il feto. C’è però un’alternativa: si possono mettere le ovaie a riposo durante il trattamento farmacologico. In questo modo si può solamente rinviare la gravidanza, conservando la fertilità.

In questo momento sono circa il 40%, le signore che dopo la chemio non riescono più ad avere bambini e questa rappresenta per loro una vera e propria svolta.  La ricerca è stata condotta in cinque anni (2003-2008) e hanno partecipato signore malate di ben 16 centri del Gruppo italiano mammella (Gim).

La tecnica si volte così: viene sospesa per un periodo la funzionalità ovarica, attraverso la triptorelina, un ormone simile dell’Lhrh.  Secondo le statistiche un mese di chemioterapia, equivale a 18 mesi in meno  di vita fertile. Tenete poi conto che spesso non sono sufficienti solo 30 giorni, che possono esserci recidive o che le cure sono un po’ più lunghe.  Durante lo studio, infatti, quasi il 9% delle donne che ha seguito l’iter tradizionale è andato in menopausa precoce.

Il dato più interessante sta proprio nel fatto che le donne che avevano seguito questa nuova terapia, invece, sono riuscite ad avere un bambino, Lucia del Mastro, dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, ha commentato la situazione:

Il tumore del seno colpisce sempre più precocemente, sei volte su cento prima dei 40 anni; parliamo di ben 2.300 donne l’anno nel nostro Paese. In questi casi è per noi prioritario salvaguardare la loro possibilità di diventare madri. La menopausa precoce è un’eventualità che le spaventa e nel 29% dei casi influenza addirittura la decisione riguardo ai trattamenti.

Non si può chiedere a una donna di scegliere tra la possibilità di curarsi e quella di diventare mamma e soprattutto quest’ultimo desiderio non può diventare un ostacolo alle cure. Per fortuna la ricerca sta facendo passi da giganti, salvaguardando soprattutto un diritto: quello alla vita.

[Fonte: Focus]