Lo spunto per il post di oggi mi arriva dal weekend appena trascorso e, nello specifico, da una due-giorni, anzi due-sere, irripetibili. Nel senso: da-non-ripetere. Ora, voi vi chiederete: perché due giovani coppie nano-munite, rispettivamente con due e tre figli le cui età sommate non arrivano a 12 anni, decidono di uscire a cena fuori il sabato sera? E perché, non paga, la coppia con i tre figli torna al ristorante pure il giorno dopo?
Masochismo, certo. Ma anche perché, diciamocelo, anche noi genitori vogliamo uscire. Anche noi mamme e papà di bimbi piccoli abbiamo il nostro sacrosanto diritto di farci servire una pizza, invece di passare le serate a spignattare per tutta la famiglia. Anche noi, infine, vorremmo scambiare quattro chiacchiere con vecchi amici che, complici i malanni di un lungo e virulento inverno, la stanchezza quotidiana e la pigrizia che in genere ne consegue, non vediamo da troppi mesi.
E però, succede che la serata non va proprio come vorresti, perché i bambini seduti buoni ad un tavolo ci stanno, se va bene, giusto il tempo di sbocconcellare una cotoletta e qualche patatina. Prima e dopo (ma pure durante) è il delirio.
Per fortuna, finalmente anche in Italia, c’è chi ci ha pensato. E in barba a tutti i movimenti No-Kids di cui abbiamo parlato in passato, stanno nascendo nelle principali città italiane i cosiddetti family restaurant: ristoranti dove i bambini sono i benvenuti e l’organizzazione è tale da permettere anche ai genitori di rilassarsi un po’. Vediamo come.
Il primo ristorante concepito a misura di bambino è stato Da Babette, a Bologna: qui i bambini possono scegliere se mangiare al tavolo con i genitori oppure in una saletta a loro riservata, dove verranno assistiti e intrattenuti da personale dedicato.
Stessa impostazione per Briciole e Favole a Roma, che al prezzo di 10 euro a bambino offre un menu-bimbo compreso di animazione e intrattenimento, e per Osteria Opera Prima a Milano, con sala attrezzata per bambini dai 2 agli 8 anni e babysitter gratuita il venerdì e il sabato. A Perugia, l’Osteria Pinocchio è invece tutta incentrata sull’omonima fiaba, e il personale coinvolge grandi e piccini in divertenti siparietti.
E quindi basta ragazzini che si rincorrono tra i tavoli a rischio e pericolo loro e dei camerieri, basta bimbi annoiati sui seggioloni che non sappiamo più come intrattenere una volta che abbiamo giocato le solite cartucce (pennarelli, giochini vari, cellulare di papà), basta cene consumate male e in fretta, senza neanche il tempo di scambiare due parole con i commensali adulti.
Non solo. Molto importante, secondo la filosofia di questi ristoranti, è che anche la cucina sia pensata per i bambini: cibi sani e cucinati in modo adeguato, porzioni giuste per i più piccoli, piatti presentati in modo appetibile e serviti senza lunghe attese.
E insomma, care mamme, la prossima volta io non ci ricasco: sperimenteremo un locale child-friendly e vediamo se stavolta riesco a finire la pizza!
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