Anche se la loro mamma non lavora, molti bambini frequentano, a partire dai tre anni di età, la scuola dell’infanzia. Che sia pubblica o privata, quella che una volta si chiamava scuola materna, non è obbligatoria e rappresenta una sorta di preparazione alla scuola primaria (la nostra “elementare”).
Per il bambino è un’esperienza importantissima poichè lo aiuta nel processo di socializzazione al di fuori della famiglia e della cerchia di parenti e amici con tutto quello che questo comporta: l’apprendimento e il rispetto di regole nuove, il confronto con i coetanei, la capacità di adattarsi a situazioni diverse, la conquista di ampi spazi di autonomia.
Le attività svolte nell’ambito della scuola dell’infanzia sono sia ludiche che didattiche: le maestre insegnano al piccolo a riconoscere le lettere dell’alfabeto, i numeri e i colori, raccontano loro storie e li guidano nell’apprendimento di brevi poesie in rima, concedendo, allo stesso tempo, ampio spazio al gioco, sia libero che strutturato, e alle attività creative. I colori, le costruzioni, la realizzazione guidata di cartelloni e semplici manufatti, fanno parte integrante del percorso educativo e potenziano lo sviluppo intellettivo e motorio del piccolo.
La “coabitazione” all’interno dello stesso gruppo classe di bambini dai tre ai sei anni, fatte salve le occasioni in cui i bimbi vengono suddivisi in gruppi per età, permette ai più piccoli, tra le altre cose, di migliorare le proprie capacità linguistiche, sia perchè rappresenta l’occasione per imparare nuove parole e modi di dire, sia perchè comporta uno sforzo per farsi comprendere da chi non “afferra al volo” i suoi farfugliamenti (come succede invece con mamma).
La scuola dell’infanzia rappresenta poi un’opportunità per consolidare il rispetto dovuto agli adulti attraverso il riconoscimento dell’autorità della maestra, che il bambino impara ad ascoltare e a rispettare e il rispetto degli altri attraverso l’abitudine a stare in gruppo.
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