Le famiglie con figli sono sempre più povere. È questa la dura realtà emersa dagli ultimi dati Ocse. Una situazione gravissima che vede l’Italia in gravi difficolta: il tasso di povertà infantile è salito al 12,7% ed equivale a 30 milioni di piccoli in stato di miseria. Il nostro Paese ha un tasso che molto più alto di quello medio, pari al 15% e le famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese sono soprattutto quelle con un genitore solo o quelle in cui lavora un solo adulto.
Questo è uno dei motivi per cui la composizione delle famiglie nei paesi dell’Ocse è cambiata drasticamente: si è passati da 2,2 figli a 1,7 in 30 anni. I nuclei sono di conseguenza sempre più piccoli, sono diminuiti i matrimoni e continuano a salire i divorzi. In tutto questo, il tasso di fecondità si è assestato in Italia a 1,4 figli per donna.
Nelle case è necessario che ci sia un doppio stipendio e le ragazze-mamme di oggi hanno un tasso di istruzione decisamente più elevato rispetto a qualche anno fa. Il lavoro femminile è uno dei principali motivi per cui le donne scelgono di concepire sempre più tardi: trovano occupazione solo il 48% delle signore contro una media Ocse del 59%. Ovviamente, posporre la nascita di un bimbo fa calare il tasso di fertilità e aumentare il numero di donne senza figli, che sono per esempio il 24% tra quelle nate nel 1965, contro il 10% appena della vicina Francia. C’è poi un altro grave problema: le aziende con una politica per la famiglia sono ancora poche.
Per esempio meno della metà delle società offre orari flessibili ai genitori e il 60% dei lavoratori non può controllare il suo orario: ciò impone l’aiuto dei nonni, quando c’è, o assumere una baby sitter per colmare quelle ore in cui le scuole e gli asili non prestano servizio. Altrimenti i genitori sono obbligati a lavorare part time. Infine, un ultimo grave problema: i fondi alle famiglie: l’Italia spende l’1,4% del proprio Pil per il sostegno alle famiglie con bambini, meno della media dei Paesi Ocse, che è al 2,2% del Pil. Ma l’Italia rimane nella parte bassa della classifica anche se si rimane nella sola Europa, nella quale la Gran Bretagna spende il 3,5% e la Francia il 3,8%.
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