Sembra che la dieta abbia un ruolo nella manifestazione dei sintomi della sindrome da deficit dell’attenzione e dell’iperattività. A sostenerlo è un gruppo di studiosi olandesi, la cui ricerca è stata pubblicata su Lancet. Il team di ricerca ha messo a dieta stretta un campione di cinquanta bambini di età compresa fra quattro e otto anni tutti affetti da sindrome di iperattività, quindi ha confrontato gli effetti di tale regime alimentare sui sintomi confrontandoli con quelli di una dieta normale seguita da un altro gruppo di bambini con lo stesso disturbo.
La dieta prescritta si basava di fatto sull’eliminazione di tutti i cibi potenzialmente allergizzanti e comprendeva soprattutto il consumo di alcuni tipi di carne, riso, alcuni vegetali e frutta. I piccoli hanno seguito la dieta per cinque settimane al termine delle quali gli studiosi hanno notato una riduzione dei sintomi tipici della sindrome. In una fase successiva sono stati reintrodotti alcuni alimenti allo scopo di valutare quali causassero una eventuale riacutizzazione di questi.
In base ai risultati ottenuti gli studiosi consigliano di accostare un approccio dietetico alle tradizionali terapie per questo disturbo (farmacologica e/o psicologica) ma raccomandano di far osservare al piccolo la dieta restrittiva per un periodo non superiore alle cinque settimane e sempre sotto stretto controllo medico.
In Italia sono circa duemila i bambini e adolescenti a cui è stata diagnosticata la sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività, in molti casi scoperta solo al momento dell’inserimento scolastico quando difficoltà relazionali con i coetanei e difficoltà di gestione e contenimento da parte degli insegnanti mettono in luce il problema indirizzando verso la diagnosi. Molti di questi bambini riescono a ridurre la sintomatologia anche senza il ricorso ai farmaci. Tutti giovano, come ogni altro bimbo del resto, dell’amore incondizionato della mamma e del papà e di chiunque se ne occupi.
[Fonte: Corriere della sera]