Le allergie alimentari sono un problema sempre più grave per i piccoli di casa. Sono, infatti, 6-8%, i bambini tra i 12/14 anni, a soffrire di un’allergia, nei primi tre anni di vita. Il lato positivo è che l’intolleranza tende a decrescere con il passare del tempo, tanto che l’80% dei bimbi allergico al latte vaccino, riesce a tollerare questo alimento superato il quinto anno di vita. Potrebbe però esserci una terapia molto efficace: la desensibilizzazione orale, ovvero la graduale somministrazione dell’alimento proibito.
È ovviamente una tecnica abbastanza rischiosa, per questo motivo si applica in regime di ricovero o in Day Hospital, dove il bambino torna durante le fasi di incremento delle dosi, in modo da intervenire in caso possibile choc anafilattico. È una procedura lunga (non ci sono tempi prestabiliti perché dipende da come reagisce il corpo) e può comportare un numero di reazioni indesiderate (orticaria, eritema, prurito ed edema delle labbra, mal di pancia, tosse, asma e difficoltà a deglutire), però dà ottimi risultati: l’80% dei piccoli pazienti che si è sottoposto alla desensibilizzazione ora tollera l’alimento.
La cura più diffusa è la dieta d’esclusione, nonostante siano stati elaborati farmaci e nuove tecniche. Eliminare l’alimento incriminato, dopo aver stabilito l’allergia, sembra essere l’unico modo per tutelare la salute dei bambini e degli adulti. Chissà che la nuova procedura non segni veramente la svolta.
Fate molta attenzione, quindi, in fase di svezzamento alle reazioni dei vostri bambini. Alcuni alimenti, infatti, vengono introdotti dopo il 6° mese, come il glutine, che potrebbe portare alla celiachia, sempre più diffusa anche negli adulti: in 15 anni i casi si sono raddoppiati. Evitate fino all’anno di somministrare al piccolo fragole o frutti rossi, mentre l’uovo può essere introdotto dopo l’ottavo mese. La cosa migliore è stabilire le tappe dello svezzamento con il proprio pediatra e verificare con lui tutte le reazioni del bebè.
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