Si celebra il 17 gennaio la festa di Sant’Antonio Abate che secondo la tradizione è il protettore di uomini, ma anche degli animali domestici.
E proprio secondo antiche leggende la notte di Sant’Antonio Abate assume un significato tutto magico visto si dice che sia concessa agli animali la facoltà di parlare: sembra che in questa notte i contadini non si avvicinassero neppure alle stalle perché ascoltare la loro voce sarebbe stato di cattivo auspicio. Osservando l’iconografia classica il Santo, nato in Egitto e morto nel deserto della Tebaide il 17 gennaio del 357, viene raffigurato accanto a un maialino con una campanella al collo. Ma da dove nasce la leggenda? Scopriamola per poterla raccontare ai bambini. La festa dedicata al Santo e agli animali segna un momento importante per l’agricoltura visto che scandisce il tempo tra le semine e i raccolti.
Ancora oggi, in occasione del 17 gennaio, la Chiesa benedice gli animali e le stalle per porli sotto la protezione del santo, ma la tradizione nasce nel Medioevo intorno all’XI secolo quando gli abitanti delle città cominciarono a lamentarsi della libera circolazione dei maiali per le strade.
La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant’Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse a proprie spese un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant’Antonio.
I comuni nei vietarono la circolazione decidendo di farsi carico dell’allevamento di un maiale di proprietà dei monaci di Sant’Antonio che prestavano servizio all’ospedale. Il maiale era molto prezioso soprattutto per i malati perché se ne poteva ricavare carne nutriente o balsami per le piaghe.
Con il passare del tempo il maiale assunse non solo un nuovo valore simbolico, ma anche un valore quasi sacro tanto che si cominciò a credere che chi avesse rubato uno dei maiali sarebbe stato punito da Sant’Antonio con la malattia, il fuoco di Sant’Antonio, una specie di sfogo pruriginoso della pelle che assomiglia alla varicella.
Ancora oggi in molte zone d’Italia la giornata dedicata a Sant’Antonio viene festeggiata con una serie di celebrazioni che comprendono non solo la benedizione degli animali, ma anche l’accensione fuochi purificatori, spesso accompagnati da processioni, per simboleggiare il desiderio di lasciarsi alle spalle quello che appartiene al passato per rinnovarsi subito dopo.