Il 2 novembre è una ricorrenza importante per moltissime persone, perché ci ricorda le tante persone che non ci sono più, persone che hanno fatto parte della nostra vita, che abbiamo amato. Non è la prima volta che parliamo della morte e di come affrontare questo tema con i bambini. Si tende sempre a difendere i piccoli di casa dal dolore, ma è così giusto?
La morte fa parte della vita e cercare di affrontare il tema, con delicatezza, è più opportuno che nasconderlo o fingere che certe cose non esistano. Se desiderate quindi andare al cimitero, potete portare anche i vostri figli, magari per un saluto al nonno. A sostenere questa tesi è il pediatra milanese Italo Farnetani che racconta all’Adnkronos:
Anche i bambini e gli adolescenti possono essere coinvolti negli omaggi ai defunti della famiglia. Non come ‘memento mori’, ma come un modo per aiutarli a costruire le proprie radici familiari e a imparare che la morte è una fase della vita. Spesso quello al cimitero è un passaggio che si evita ai piccoli di casa, per non traumatizzarli. Invece, se si affronta nel modo giusto, questo periodo dell’anno può essere utile per un percorso di crescita.
Facciamo poi una piccola distinzione. Se il lutto è recente ed è ancora molto doloroso, è meglio proteggere i bambini, se invece è una cosa ormai passata e maturata da tutta la famiglia, è opportuno che anche i bimbi prendano coscienza di questo passaggio. È educativo vedere un genitore che non si dispera, ma che con dignità sorride a una persona cara scomparsa. I bambini dai 3 ai 6 anni fanno fatica a comprendere questa fase della vita, mentre gli adolescenti hanno sicuramente una visione più simile a quella degli adulti.
Non bisogna sottovalutare la loro sensibilità: dunque vale il discorso dell’omaggio al defunto e del rafforzamento dei legami familiari, ma cercando sempre di proteggerli da dolore e sofferenza. In ogni caso, dare una speranza ai bambini e agli adolescenti, dunque anche chi è agnostico e crede che dopo la morte tutto finisca dovrebbe lasciare aperta una porta alla speranza, quando i figli chiedono cosa succede dopo?
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