Dopo l’introduzione del primo farmaco per via orale, di nome Gilenya e contenente il principio fingolimod, per combattere la Sclerosi multipla, l’Aism ha assicurato che l’approvazione si è basata sulla valutazione dei risultati degli studi clinici.
Tali studi hanno dimostrato una significativa efficacia di fingolimod (che fino al 2010 non era stato accolto perchè sembrava incentivare il numero di infezioni opportune e di effetti collaterali) nel ridurre le ricadute, il rischio di progressione della disabilità e il numero di lesioni cerebrali della Sclerosi multipla.
Per questo, tale farmaco dovrebbe essere molto più utile per i bambini che per gli adulti.
Infatti, da quanto si evince da uno studio condotto per verificare l’esistenza di differenze nella progressione della malattia in caso di Sclerosi Multipla insorta in età pediatrica rispetto a quella originata in età adulta, il tasso annualizzato di recidiva nel gruppo ad insorgenza pediatrica è stato purtroppo più alto, e in maniera piuttosto rilevante, rispetto al gruppo degli adulti.
Ovvero la frequenza con la quale la patologia si ripresenta nei periodi successivi al suo debellamento è più alta nei soggetti in cui la malattia si è presentata per la prima volta da bambini.
Un secondo fattore peggiorativo è che la Sclerosi multipla infantile, secondo un altro studio pubblicato invece su Neurology (realizzato dall’Università di Firenze dal gruppo di ricerca di Maria Pia Amato) comporta nei pazienti colpiti una maggiore disabilitazione mentale. Il 31% dei bambini infatti dimostrava problemi cognitivi con effetti prevedibili nella qualità della vita: scarso rendimento scolastico, difficile inserimento sociale, impossibilità nello sport.
“Nei bambini – spiega la dott.ssa Amato – la malattia che colpisce la sostanza bianca dell’encefalo quando è in fase di maturazione e sviluppo può avere un effetto ancora più importante sulle funzioni cognitive e sull’intelligenza in generale rispetto agli adulti, coinvolgendo il linguaggio (nel duplice aspetto di comprensione ed espressione verbale)”
La buona notizia è che solo il 5% dei 50 mila casi in Italia colpisce i bambini e gli adolescenti.
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